Critica

“STRAPPI EMOTIVI”
di  Maurizio Vitiello

Nabil Al-Zein lo conosco da tempo, da quasi venti anni.
Lo incontro dappertutto, dal “Premio Sulmona” all’“Arte Fiera” di Bologna, dall’Abruzzo alla Calabria.
Io sibilo saluti arabi, ma la mia lingua napoletana ci mette ironia sofisticata e lui ride, perché comprende che c’è affetto.
Da segmenti geometrici ad aggettazioni ben regolate si è spostato e ora rende richiami di vivi cromatismi, nonché l’incidenza di gesti in composizioni più larghe di fiato.
L’artista relaziona ventagli coloristici in una temperie di gesti.
I suoi attraversamenti cromatici sono spinti a reclamare squilli di vita.
La soluzione linguistica scelta gli permette di accentare rapidità e conclusioni immediate.
Accenni, suggerimenti multipli coprono la spinta nettamente informale materica e si notano fresche vitalità propulsive.
È, fondamentalmente, una pittura che determina intensità di carattere e caratura.
Rilievi capaci trasfigurano l’impatto emotivo e il campo visivo risulta contrassegnato da pronunce segniche.
Nelle sue cadenzate redazioni interpreta calcolate dilatazioni.
Circolano trasparenti ed estreme notazioni striate di libere campiture informali, che fanno scivolare cromatismi iridescenti con respiri arrotolanti; e un senso dell’anima è appuntato.
Non è solo un esercizio di pittura decisamente dinamica, ma, soprattutto, un avvicendarsi di sentieri psicologici.
Tra abbreviazioni, accrescimenti, flussi avvincenti si muovono pulsazioni sensibilissime.
Insomma, tracce, integrazioni e rapide successioni cromatiche inseguono un ritmo plasmatico di variazioni di toni e di sorgenti luministiche.
Sostanziali intendimenti caricano battenti sentimenti.
L’artista studia, regola, esprime superamenti per oltrepassare il codice informale modulato da una forza gestuale, che si fa vertice di proposizioni.
Nabil Al-Zein muove trasporti passionali e racconta in mille versioni un tessuto di stesure composite ragionate.
I suoi passaggi emotivi intendono sostanziare osservazioni del reale in una chiave espressionistica di taglio informale e, nel contempo, associare e rendere entusiasmanti energie che gli corrono nell’anima.

Maurizio Vitiello
Roma, Napoli, Procida, giugno 2018

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La tipologia delle opere di Nabil Al-Zein, così varia e diversificata anche nei linguaggi, più che segno di inquietudine o di incertezza è prova di vivacità intellettuale e sensibilità poetica, essa dimostra quale sia la varietà degli stimoli da cui prende origine, e soprattutto dà idea della concezione che questo autore ha dell’arte: un’idea totalizzante, che corrisponde al vivere nella sua complessità; alla consequenzialità e alla partecipazione che esso comporta.
L’astrazione è congeniale all’artista, è nel suo DNA, oltre tutto fa parte di una cultura d’origine (anche se i primi passi nell’arte Nabil li ha fatti indugiando sulla figura e su una cultura avanguardistica nord occidentale) della quale rivendica e sottolinea il senso dell’illimite. Nelle sue creazioni materiche e oggettuali s’incontrano infinito e infinitesimale in una combinazione logica che ingloba l’universale e il cosmico. E l’attenzione spaziale si inscrive entro questi parametri, in relazione al tempo, guidata dalla luce. La sua idea di spazio e iperspazio trova la luce come rivelatrice di verità e di vita.
Il senso di libertà lo ha avvicinato all’arte.
La realtà è osservata con occhio analitico. C’è come un’analisi percettiva ottenuta per contrasto, quasi oscurando l’evidenza delle forme a beneficio del loro senso. Si sperimenta la percezione di forme che si offrono come simboli o come elementi di un apparato concettuale di fondo. Un senso panico che indaga il particolare e l’episodico per esprimere un incontenibile desiderio di assoluto.

Fondamentalmente la ricerca di Nabil Al-Zein poggia sulla multimedialità; coinvolge le tecniche ma anche il corpo e l’azione. L’osservatore è chiamato a partecipare attivamente e tutto è volto a positività e condivisione: un modo il più efficace di comunicare.
Questo ricorso alla multimedialità è conseguenza diretta del senso di libertà e dell’illimite cui si è accennato, in essa, nella potenzialità multimediale, Nabil esperimenta ed indica una delle caratteristiche più proprie e innovative dell’arte contemporanea.

In altri termini…

Una concezione dell’arte totalizzante, quella di Nabil Al-Zein, sia in termini linguistici che di contenuti (di poetica). Linguisticamente si avvale di un eclettismo diffuso, con la pratica di varie tecniche che investono la pittura, la scultura, la video art, la perfomance, l’installazione, ecc. e la realizzazione di una tipologia di forme o di non forme assolutamente sconfinata. Sul versante tematico, la sua, è un’arte del tutto allineata all’attuale clima globalizzato, con particolare attenzione ad aspetti etnici e geografici; pur non rinnegando la tradizione, essa si schiera senza mezzi termini verso una liberalizzazione totale dell’arte e dunque verso una sua continua attualizzazione.
Interessante il suo coinvolgimento abbinato e contemporaneo in senso teorico che sperimentale. La sua esperienza iperspazialista e più recentemente quelle temporalista di cui può rivendicare la paternità, dimostrano che la sua idea universalistica dell’arte non riconosce la distinzione, o riconosce come impropriamente costrittivi, i termini di tempo e di spazio.

La sua riflessione investe anche il sistema dell’arte oggi, lo analizza in forma critica evidenziandone storture e condizionamenti.

Più che un’arte concettuale Nabil persegue una dimensione mentale dell’arte; facendoli propri, verifica la distinzione spazio-tempo, indirizzandosi verso una concezione metafisica o “quarta” dimensione).
Trattandosi di arte visiva si esprime preferibilmente attraverso quelle forme o tecniche o procedure che i materiali usati tautologicamente suggeriscono. Un’arte sperimentale, innovativa, che spontaneamente si richiama anche all’arte mediorientale del suo paese d’origine.
La sua idea di concittadianza ha come riferimento la cultura mediterranea.

Temporalismo può anche corrispondere a un concetto di temporaneità: “far tempo”, nel senso che ogni cosa, idea od opera, fa il suo tempo. Una concezione dinamica di continuo cambiamento ed evoluzione.

La quarta dimensione a cui frequentemente Nabil si richiama non è un concetto definibile scientificamente, ma piuttosto un “oltre” a cui l’arte deve necessariamente tendere; un superamento della mera fisicità sia in senso temporale e spaziale sia in senso metafisico.  (Lucio Del Gobbo   2014)

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Ivan D'Alberto giugno 2014

Ivan D’Alberto giugno 2014                                                                                                                                                                        https://www.sfogliami.it/flip.asp?sc=chfukcjs8dt7j4lvksg0nr9k0jmruub1&ID=116996 

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La quarta dimensione nell’arte di Nabil

 Il tempo, come la mente, non è conoscibile in quanto tale. Possiamo conoscere il tempo soltanto indirettamente, attraverso quanto in esso avviene: osservando cioè mutamento e permanenza, segnando la successione di eventi con riferimento a punti fissi e notando il contrasto dei vari ritmi in mutamento. I documenti scritti ci forniscono soltanto una tenue testimonianza recente per alcune parti del mondo. In massima parte la nostra conoscenza dei tempi più antichi si basa su testimonianze visibili della durata fisica e biologica. Seriazioni tecnologiche di ogni tipo e sequenze di opere d’arte, dalle più umili alle più alte, offrono una più esatta scala cronologica che si sovrappone alla documentazione scritta. Il resto del tempo emerge soltanto attraverso segnali che ci vengono trasmessi in questo istante attraverso innumerevoli stadi e impensati vettori. Nella sua celebre opera, La forma del tempo, George Kubler definisce un paradigma fondamentale, vale a dire quella dell’inconoscibilità del tempo, se non nel limite dell’istante attuale ed, eventualmente, solo attraverso le opere che in esso sono state create. Nabil con la sua arte viaggia nel tempo attraversandolo, dando spazio e forma alle immagini della memoria. Non è lo spazio della nostra visione generata dalla prospettiva, ma è lo spazio costruito dalla nostra percezione, più sensibile che geometrico. Le sue opere d’arte sono un valore che variano nello spazio e nel tempo.      Italo siriano, autodidatta. Ha militato per anni nel Movimento Iperspazialista. Oggi si dichiara temporalista e non si sente più appagato dalla terza dimensione ma vuol navigare nella quarta sognando anche la quinta. Crede che spazio tempo siano gemelli siamesi inseparabili che interagiscono l’uno nell’altro modificandolo per via del moto. La sua ricerca vuol mettere in evidenza le tracce lasciate dal tempo nello spazio, individuandole in frammenti, strappi, fori, fratture, esplosioni e infiniti vortici in un movimento perpetuo, in un’alternanza stupefacente di vuoto-pieno nel micro e macro cosmo. Nabil è un artista eclettico, utilizza i diversi linguaggi contemporanei passando agevolmente dalla pittura astratta, all’installazione, dalle estroflessioni alla scultura. Attraverso le sue opere ci propone un viaggio nel tempo, tra epoche artistiche diverse tra loro, recuperandone metodo e linguaggio, introducendo in esse i segni inconfondibili della propria epoca. (Nazzareno Trevisani – 2013)

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Nabil, esponente di spicco dell’Iperspazialismo, un movimento sorto tra Pescara, Chieti e Venezia, che molto riflette sul fatto inconfutabile dell’ampliamento del concetto di spazio tipico della nostra era e al contempo si colloca sulla scia della grande lezione di Lucio Fontana. Nabil, siriano di nascita, ma da anni residente a Tolentino nelle Marche, dà una concettualità con valenze estetiche alle sue opere, cosa che per la verità non sempre accade nei suoi numerosi colleghi di gruppo. Sebbene non partecipe all’Iperspazialismo, ne condivide alcuni principi.   (Gaetano Pallozzi – XXXVIII Premio Sulmona – 2011)

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Nabil indaga nelle tracce indelebili della vita, sia nel micro che nel macro cosmo trovandole in una forchetta, palla o meteorite che hanno modificato lo spazio della tela nel loro movimento durante il tempo. Lo spazio enucleato dal suo contesto naturale senza più movimento e fermando il tempo non ha nulla a che fare con la vita. Ama giocare copn i colori, comunicare e protestare tramite loro. la sua ricerca l’ha indotto a teorizzare quello che definisce “colore libero per l’artista libero”. Si confronta con temi sociali, ambientali, politici e spirituali. Ha aderito al Movimento Iperspazialista distinguendosi con un proprio linguaggio espressivo che lo interpreta in questi termini: “La matericità di Van Gogh ha soppiantato la pittura piatta per essere ormai bidimensionale, mentre Picasso col suo Cubismo ha sottolineato l’importanza della visione triduimensionale del soggetto. Solo l’opera del grande maestro Fontana nel suo Manifesto Blanco ha posto le basi per la rivoluzione spazialista tridimensionale, volendo guardare oltre la tela” (Camilla Boemio – marzo 2011)

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Nabil Al-Zein coltiva coraggiosamente la scultura, in una contingenza temporale non favorevole a questa ancestrale espressione artistica, dando vita a forme essenziali, primarie, fortemente evocative, talvolta di sapore totemico.  (Carlo Fabrizio Carli – settembre 2010)

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In Nabil Al-Zein è lampante l’esigenza di un’espressione che sia totalmente libera da qualunque condizionamento. Il suo percorso di ricerca, poliedrico e sperimentale, è il manifesto della non esclusività delle scelte all’interno di un’infinità di mondi possibili.  (Roberta D’Intinosante – settembre 2010)

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Nabil è portato per cultura ad un aniconismo ove i valori simbolici sono grandemente accentuati. In lui la dimensione religiosa, nel mentre viene proposta con il ricorso alla geometria suffragata da transfert cromatici, esalta i valori del dialogo, della fratellanza e della condivisione in un ideale grande abbraccio cosmico.  (Leo Strozzieri – luglio 2006)

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L’eclettico Nabil nella sua arte privilegia con chiaro intendimento, mirando il respiro del tempo, proiezioni di un intimo sentire. Le sue odierne elaborazioni si posizionano a scandire una successione di istanti misurati, e, difatti, si colgono nelle sue composizioni nuove combinazioni, insistenti ed armonizzate, franche consapevolezze. L’attuale pittura dell’artista presenta realtà trasparenti e proiettive; alcune sequenze sminuzzano arcobaleni e governano corpi geometrici aggettanti. Le nuove aperture recepiscono, comunque, cromatismi mediterranei, intervallati da tagli pellicolari di luci, ed abilitano a palpitare isole fluttuanti di sapore iperfantastico, diremmo di risuono iperspazialista. Echi vitalissimi e freschi impulsi estroflettono serene molteplicità d’ambientazione per riproporre impronte, ma anche dissidenze. Si leggono ritmi e variazioni di una pittura che vuole intendere il cosmo come campo attrattivo. L’artista vive il piano estetico con passaggi e mediazioni, ma non avverte ostacoli. La presa di coscienza di Nabil misura perlustrazioni, e rifiniture, d’estrazione grafica, sussultano su una rete di appoggi compositivi. Egli rastrella e solleva circonferenze e spaccature, e nelle realizzazioni sciolte intende trattare redazioni, interpolate da variazioni monocromatiche. Certamente, le incognite dell’infinito sembrano confliggere con le temperature dell’artista che vanno dal fabulistico al severo raziocinio. Nelle sue opere si sfiorano isole e geometrismi e nelle pieghe dei ventagli delle soluzioni si staglia una pluralità di versioni. Caratterizzazioni e vibrazioni indicano passaggi. Nelle consegne dei lavori di Nabil domina lo spazio guadagnato e salti e scatti riescono ad intervallare luci ed ombre ed immagini insolite. L’artista, dettaglio su dettaglio, riesce a comporre e a definire vitalità segniche. La sua immaginazione creativa serra adattamenti di incanti e di malie, che risucchiano cadenze visive di un “iter” guidato da una mentalità solida, eppure aperta. Emerge la voglia dell’artista di esprimere scintillanti rifrazioni e squillanti riflessi.  (Maurizio Vitiello, marzo 2008)