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L’INTERVISTA
Laura Margherita Volante conversa con Nabil Al-Zein
L.V. Dalla Siria sei venuto in Italia in giovane età, dove vivi dal 1966, stabilendoti definitivamente a Tolentino, nel maceratese, esercitando oltre all’attività di artista la professione medica. Quanto hanno inciso la famiglia, l’educazione e la formazione culturale siriane nell’integrarti in una paese molto diverso dal tuo? Quali le difficoltà e se ci sono state?
N. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di albergatori da generazioni, per cui il contatto con gente di varie provenienze, costumi, arte culinaria, religioni, culture e modi di fare, è stato collaudato sin dalla prima mia infanzia. Inoltre ho avuto la fortuna di avere un padre con una cultura invidiabile a 360° e che concepiva la vacanza solo viaggiando nel mondo. Con lui il mio primo impatto con l’Italia risale a 11 anni, dove abbiamo assistito ad un’opera alle terme di Caracalla, per visitare poi anche l’America a 15 anni.
Credo nella civiltà mediterranea, risultato delle traversie di questi popoli delle varie sponde e della loro contaminazione, l’una con l’altra sia mediante il commercio, che per le invasioni, ma anche mediante pacifici viaggiatori esploratori. Tutto ciò da formare un unico popolo che si esprime con svariate lingue, simili usi, costumi e abitudini, ma che lo differenziano totalmente dai Nord-Mitteleuropei, popoli dell’Africa Sud Sahariana e da quelli del lontano Oriente. Detto ciò, credo che né io né nessun altro Arabo, abbiamo mai trovato difficoltà d’inserimento sia in Italia che in Spagna o Grecia.
L.V. Oltre agli studi universitari ti sei cimentato ad esprimere il tuo talento creativo e artistico attraverso una ricerca e una evoluzione concettuale, ottenendo successi e riconoscimenti prestigiosi. Quale ponte hai dovuto attraversare per trovare un punto focale, che unificasse il prima e il dopo delle tue esperienze formative e culturali? Come ti sei approcciato all’Arte Occidentale?
N. Sin da piccolo mi divertivo con i colori e i miei lavori parlavano in qualche mondo nel linguaggio di Matisse e dell’Espressionismo del Novecento, con delle puntate di arte concettuale sotto la spinta rivoluzionaria (allora nel mio Paese, appena raggiunta l’indipendenza e minacciato dalle grandi potenze e da quelle locali “Israele”). Come detto prima la mia frequentazione sin da piccolo con l’arte occidentale, specie durante i viaggi, ha fatto sì che dopo mi trovassi in mezzo a quella senza sentirmi di attraversare nessun ponte. Forse molta influenza hanno avuto anche i miei studi scientifici (sono medico) fin da imprimere ai miei lavori specie in questi ultimi tempi, una deriva scientifica.
L.V. Da dove sei partito e in quale espressione artistica, movimento e autore hai trovato il germe per poter individuare e sviluppare nel tuo humus psicosocioculturale un linguaggio che andasse oltre al già esplorato, detto, trovato? Ciò è avvenuto per caso in un crocevia di studi formazione esperienze oppure una motivazione personale ha innescato un meccanismo di ricerca per esprimere la tua interiorità in una nuova visione del mondo, che avesse fondamento fenomenologico?
N. Non posso precisare chi incoscientemente ha avuto influenza sulla mia arte, ma posso dire che la grande spinta dopo una certa timidezza nell’espormi e presentarmi al pubblico (per il fatto di essere autodidatta), me l’ha dato Enrico Baj col suo libro “Impariamo la pittura”, vincendo la titubanza derivante dalla mancata frequentazione di Accademie di Belle Arti. Posso dire comunque che ho sempre ammirato il nostro grande Arnaldo Pomodoro che potrebbe avermi incoscientemente influenzato, ma anche una incondizionata ammirazione per la spontaneità di Van Gogh, per il talento di Kandinski, la libertà espressiva di Michelangelo Pistoletto e tutto quanto meravigliosamente espresso nell’arte di Vaserely. Posso dire anche che un’assidua frequentazione di musei, pinacoteche e mostre nazionali ed internazionali ultimamente più indirizzate verso l’arte moderna e contemporanea e il mio tuffo e immersione senza fiato in una lettura e contemplazione di libri, cataloghi ed enciclopedie di arte moderna e contemporanea, la mia partecipazione ad infiniti appuntamenti artistici con tanti colleghi anche giovanissimi sia in Italia che all’estero, sono stati quelli che hanno costituito il mio bagaglio culturale innovativo che ho interpretato in questo mio linguaggio individuale. Mi divertivo nel non avere una linea espressiva univoca che contraddistingue la mia arte e mi sentivo un artista libero alla Pistoletto, e così andavo dall’iconico al concettuale, astratto, ecc. senza tanti sforzi. È stato poi l’incontro con gli amici del Movimento Iperspazialista che si rifà allo spazialismo di Fontana, ad imprimermi un nuovo corso preferenziale, dedicato ad esplorare ogni punto ancora inesplorato nel mondo della terza dimensione, fino a quando sono arrivato alla conclusione che dopo un secolo della tematica spazialista era ormai tempo di rivolgere l’attenzione nella ricerca della quarta dimensione temporale coniando il mio motto “Dare più spazio al Tempo per avere più tempo per lo Spazio” e così sono riuscito a coinvolgere tanti amici iperspazialisti ed altri ad abbracciare una ricerca volta ad individuare il tempo, registrarlo e vederlo mediante la sua influenza su tutto quello che ci circonda ma anche sulla nostra vita stessa, dal momento che il Tempo per via dell’ incessabile movimento, fa sì che tutto l’Universo sia in continuo mutamento che segnala la sua vitalità.
L.V. Da italo siriano qual è il tuo punto di vista di fronte alla tragedia siriana del suo popolo? Quale soluzione proporresti per fronteggiare tale crisi planetaria ed epocale? Ci sarebbe una soluzione? Cosa dobbiamo aspettarci?
N. Gli Arabi sono un popolo unito nella loro lingua, tradizioni, usi e costumi, storia, religioni e cultura in generale. L’ondata nazionalistica che ha travolto i popoli europei con conseguente unità d’Italia, tedesca ecc. ha fatto nascere il sentimento nazionalistico anche tra gli i Arabi, i quali ribellandosi al dominio turco-ottomano nella 1a Guerra Mondiale, aspiravano alla realizzazione di tale unità. Invece si sono trovati intrappolati dal colonialismo occidentale anglo-francese che li ha suddivisi artificiosamente in una ventina di Paesi mai autosufficienti e che a causa del dramma del popolo palestinese e dei conseguenti continui conflitti con lo stato ebraico, si è creata una ipertrofia militare di quei Paesi che ha travolto le loro istituzioni finendo il popolo sotto il giogo di feroci dittatori, che hanno reso loro la vita ancora più difficile di quanto era sotto gli usurpatori colonialisti. Cinque anni fa la Primavera Araba: una gigantesca ma pacifica ribellione di tutto il popolo arabo senza rispettare i confini disegnati dagli imperialisti, ha invaso come marea incontenibile, piazze e centri delle maggiori città reclamando libertà, dignità e uguaglianza. Era una rivolta di orgoglio di tutto un popolo senza distinzioni sociali, razziali, politiche o religiose; finita purtroppo come strumento in mano alle grandi potenze e a quelle locali che l’hanno trasformata in una insensata guerra civile tra razze e religioni, mai state in conflitto tra loro dai tempi più remoti, il tutto per realizzare il maledetto disegno della nuova destra americana “Dividere il già diviso”, il solo modo per annullare i nemici intorno ad Israele. Solo quando questi malfattori si accorgeranno che l’incendio appiccato rischia di bruciare le dita proprie (vedi emigrazione e crollo dell’economia della vecchia Europa) forse si sveglieranno e si daranno da fare a convincere gli USA a darsi una regolata, essendo ormai questa interessata ai soli suoi rapporti con i Paesi del Pacifico, considerando il patto Atlantico ormai non più funzionale a suoi nuovi interessi, visto che la Russia del nuovo Zar non presenta più pericolo anzi è un socio nella spartizione del vecchio continente.
L.V. Quale lo stato d’animo di un artista di fronte agli accadimenti attuali di violenze, guerre, terrorismo, fame, malattia, ecc? Il messaggio di un artista trova ancora interlocutori disposti a confrontarsi con ideali di uguaglianza giustizia pace? Cosa proporresti per realizzare la formazione dell’uomo e della donna planetari superando le differenze e i conflitti di religione?
N. L’artista ha il dovere (anzi anche il piacere) di vivere tutto quanto che lo circonda tra gioie e dolori e i suoi lavori quando è onesto con se stesso, interpretano sempre questo. La pace, l’amore tra tutti gli uomini e tra loro e tutto il creato (intendo con questo sia mondo animale che quello vegetale e anche il così definito inanimato) è il messaggio primario di tutte le religioni comprese quelle monoteistiche (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), nati nella stessa terra, dalla stessa famiglia a poca distanza chilometrica l’uno dall’altro. Tutti figli di Abramo e dell’Unicità di Dio, ed è per questo è una pura invenzione del materialismo l’idea del “conflitto inevitabile tra civiltà”. Non si può dare la colpa alla religione di provocare le guerre come sostengono i materialisti infami, altrimenti non capiamo il perché della 1a e della 2a Guerra Mondiale e di tante altre se le vogliamo capire sotto quest’ottica di lettura. Il Corano recita: “Oh gente, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosciate. Il migliore di voi è il più timorato del Creatore”. Come si vede questo annuncio coranico è rivolto a tutti gli uomini senza nessuna distinzione e non è indirizzato ai soli Musulmani né a qualsiasi credente, ma a tutto il genere umano, con precisa ‘uguaglianza tra uomo e donna, in quanto mai nessuna religione ha predicato l’attuale prevaricazione nei confronti delle donne che oggi si vuol pretendere in nome di Dio. L’arte è una lingua universale che non ha frontiere, è uno strumento efficacissimo che deve essere sempre utilizzato per promuovere amore, pace, uguaglianza, libertà per combattere guerre, deturpazione dell’ambiente e delle coscienze. Gli artisti devono sempre essere all’avanguardia in questo compito e mai strumenti al soldo del potere politico né di quello economico. Ho cercato nel mio piccolo di affrontare queste tematiche, vedi le installazioni: “Oil”, “Oil 2”, “Watch the watch”, ecc. (https://www.nabil-art.it/?page_id=30)
L.V. Oltre i Tagli di Fontana… ci vuoi spiegare sintetizzando la tua opera artistica, i traguardi e le prospettive?
N. Nella mia visione lo spazialismo e la terza dimensione di Lucio Fontana, ritornano oggi a rifiorire, dopo un secolo, quando vengono agganciati al loro gemello siamese inseparabile il Tempo. Spazio-Tempo sin dagli anni ’50, da Einstein in poi, sono stati sempre considerati una cosa unica e le mie opere mettono in concreto questo gemellaggio. Opere che fotografano il Tempo per via del movimento segno di vita, che cambia lo Spazio. Così estroflessioni, introflessioni, tagli, ecc. non sono più fisse ma subiscono aumenti e diminuzioni, apparizioni e sparizioni in un’alternanza meravigliosa di vuoto-pieno nello spazio ad esprimere armonia di evoluzioni, caratteristica essenziale del nostro universo. Nelle mie opere ho voluto anche individuare l’artefice del taglio e delle estro-introflessioni in un oggetto comune di vita che può essere una forchetta, una palla o altro ancora definendo cosi il mio spazio “Spazio Vitale” per distinguerlo da uno spazialismo immutabile nel tempo che non esprime la vera realtà.
L.V. Progetti prossimi e futuri in tale clima caotico come pensi di realizzarli e come raggiungere un’ottica universalista, accessibile a tutti?
N. La mia arte è stata sempre sperimentale, attraversa percorsi accidentati mai esplorati e questo mi mette davanti a tanti ostacoli sia di natura economica che progettistica nello studio di materiali e la loro compatibilità fisico-chimica. Ciò rende la nascita di una mia opera, frutto di un lungo e gravoso travaglio, anche perché il mio intento è sempre il coinvolgimento del fruitore dandogli un prodotto giustamente comprensibile eL stimolante indipendentemente dalla sua preparazione artistica.
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In viaggio verso la quinta dimensione: Nabil Al Zein ci accompagna nel Temporalismo
marzo 14, 2014 | by redazione Ravello Magazine
È il 23 agosto 2013, la sera, lattiginosa, calda, serena, è una pennellata di azzurro in perfetta armonia con il colore del mare. Dietro la bocca turrita del palco su cui sta per esibirsi la European Union Youth Orchestra, formazione squisitamente giovanile e coloratissima, la Costiera vive il suo tramonto di luci che si accendono, di una serpentina di traffico appena accennata, di qualche fuoco d’artificio che esplode in lontananza. Nabil Al Zein, artista siriano esponente del Temporalismo, ed un suo amico, entrano a Villa Rufolo in perfetto orario e l’emozione per quella location assolutamente straordinaria ancora risuona nelle sue parole come fosse appena trascorsa. “Quella sera della scorsa estate, parlando con il mio amico, ho usato un paragone: assistere al Ravello Festival è stato come prendere a scelta un fiore da un giardino immenso ed accorgersi che ogni fiore era messo lì appositamente per soddisfare il gusto di ogni spettatore. Un’offerta incredibile che varia dalla musica alla pittura, dalla scultura all’arte in genere. Il tutto poi preziosamente arricchito dalla bellezza delle luci notturne e della luna sulla nostra testa. E poi un’organizzazione perfetta, studiata minuziosamente ma senza sovraccarichi o pesantezze, appositamente creata per farci viaggiare nel sogno. Una full immersion nella cultura a 360 gradi, mi sono sentito coccolato, amato. È come fare un viaggio e ciascuno di noi sceglie dove approdare in una mappa intensa di sapori, colori e profumi”. Nabil Al Zein parla di Ravello con grande emozione, reduce da un ulteriore successo, condensatosi l’8 marzo nell’evento di Tolentino: la firma, con la presenza di numerosi membri della stampa specializzata, del Manifesto Temporalista. Un evento unico ed importante che segna la consacrazione di un percorso iniziato da Nabil molto tempo prima, un itinerario faticoso che gli ha permesso di coinvolgere e convincere più di quaranta artisti, non solo nazionali ma anche internazionali ad abbracciare la sfida della quarta dimensione, proponendo egli stesso, ed in questo un assoluto antesignano, la quarta dimensione in molti dei suoi lavori. Ma cosa è esattamente questo manifesto Temporalista e soprattutto cosa si intende per Temporalismo? È l’artista stesso a spiegarlo. “Il Temporalismo è una recherche costante ed instancabile – spiega Nabil Al Zein – il temporalista stesso è una sorta di pioniere, di avventuriero. Il Temporalismo non si adagia più nelle futili celebrazioni del passato ma cerca la libertà nell’arte, un’arte viva che non conosce limite alcuno. Un temporalista è figlio di oggi ma anche di domani, non si ferma dunque a contemplare quanto è stato già realizzato in passato e senza il proprio contributo, ma si pone mire ed obiettivi sempre più alti, distanti. È un moto perpetuo, per usare un termine musicale, una ricerca, appunto, di continuo rinnovamento”.
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18 giugno 2008: Nabil intervista Nabil
Una sua breve presentazione:
Sono uno spirito libero, rifiuto i catenacci dei dogmi nell’arte. L’artista deve agire spinto da emozione e deve riuscire a trasmettere questa sua sensazione all’osservatore. Se la spinta dell’artista è motivata da altri interessi, ciò non accade e l’artista ha tradito il fruitore, se stesso e l’arte.
Una breve definizione della Sua pittura:
Originale.
In genere chi si avvicina ad un suo quadro cosa percepisce immediatamente?:
Emozione.
Lei è Artista per scelta, vocazione o cos’altro?:
Per amore.
I tre Artisti italiani contemporanei che ama di più:
Arnaldo Pomodoro, Giuseppe Rossetti, Nabil.
Tre Artisti che hanno fatto la storia dell’Arte contemporanea:
Lucio Fontana, Georges Mathieu, Emilio Vedova.
La Sua pittura subisce influenze di “modelli” o di Maestri della storia dell’Arte?:
Sì, incoscientemente.
La maggior qualità di un Artista di oggi:
Sincerità.
E il maggior difetto?
Prostituzione.
Un Suo giudizio sui critici d’Arte:
Pochi in simbiosi con l’artista, tanti saprofiti, molto bravi a dire cazz… enormi!
Per la Sua esperienza chi fa i prezzi del mercato?
Il mercato.
Secondo molti operatori la Galleria d’Arte tradizionale vive una sua crisi d’identità. È anche Lei di questo avviso?
Sì.
Qual è lo strumento più utile per far conoscere un Artista oggi?
Il denaro.
È credibile il mercato dell’Arte in Italia? Lo definisca con un aggettivo:
No.
Falsato.
Si vive di sola Arte?
Magari!!
Perché si compra un quadro oggi? Faccia tre ipotesi:
Amore, investimento, arredamento.
Il figurativo tradizionale – pur nella variabilità e nella successione dei movimenti storici dai primi del 900 ad oggi rappresenta ancora il nostro tempo? Mi motivi la sua risposta:
No.
Sono passati cento anni!
Esiste ancora una “scuola italiana” nel panorama internazionale delle arti visive?
Sì, eccome!
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4 marzo 2008: “Dalla Siria con umore” di Cosma Capobianco (www.odontoconsult.it)
I dentisti, si sa, sono abituati a certi stereotipi negativi, fissati nell’immaginario collettivo da un bonding implacabile. Qualcuno, purtroppo, deve sopportarne pure altri magari perché la sua patria è nell’elenco degli “stati-canaglia”. L’importante è non prendersela troppo e riderci, anzi, scriverci sopra. Ce lo dimostra Nabil Al-Zein, arrivato a Tolentino via Perugia, autore di un libro dal titolo provocatorio “Integrazione, integralismo e nudo integrale – Racconti al peperoncino del mondo globale”.
Nato a Damasco, in Italia dal 1966, come vede ora i suoi “due mondi”?
Dopo più di quarant’anni in Italia, non vedo più tante cose come le vedevo in Siria e contemporaneamente riesco a notare gli errori con cui viene interpretato il mondo arabo e islamico da qualsivoglia fonte in Occidente. Questa mia posizione quasi neutrale oltre che panoramica a 360°, mi ha costretto a compiere il grande passo: dire quello che so.
Per questo ha deciso di scrivere un libro con un titolo così piccante?
Il lungo titolo richiama il modo di intitolare dei vecchi testi arabi medievali. È “piccante” in quanto rispecchia tratti altrettanto piccanti e scabrosi dentro gli otto brevi racconti imperniati su uno dei temi del mondo globale.
E in particolare…?
Ho affrontato con ironia i drammatici problemi del mondo globale: emigrazione, integralismo, terrorismo e 11 settembre, conflitto arabo-israeliano e il dramma dei due popoli coinvolti, i regimi arabi dittatoriali e polizieschi che covano sotto le ceneri il germe del terrorismo pronto a soppiantarli alla prima occasione, scagliandosi contro l’Occidente che fino a ieri li aveva protetti. Tutto ciò non poteva che causare una migrazione epocale che non sarà mai tamponata da leggi e leggine miranti a controllare frontiere ormai inesistenti.
Ma c’è anche qualcosa di personale?
Sì, ho voluto esplorare l’intimo e l’altra faccia dell’arabo. Non più solo terrorista (come vogliono i media alla ricerca di audience a tutti i costi), ma un uomo con tutte le sue debolezze che sa amare e piangere, sbagliare e pentirsi. Questo lato, tenuto gelosamente nascosto per orgoglio dallo stesso arabo, è stato qui messo a nudo senza falsi pudori.
Lei ha un animo eclettico: dentista, pittore, fotografo… la prossima opera?
Tra pochi mesi dovrebbe uscire il mio romanzo storico “Il sogno” edito dalla Jouvence, un lavoro completamente diverso dal primo in quanto frutto di ricerca storica durata più di quattro anni da varie fonti bibliografiche anche antagoniste, dove la storia è incastonata in un avvincente e movimentato romanzo con finale a sorpresa. Attualmente sono alle prese con un racconto fantastico in cui dialogano i mondi animale, vegetale e inanimato sfogando la loro rabbia contro l’uomo pasticcione che si è proclamato padrone dell’universo distruggendolo, dialoghi divertenti e ironici che ricalcano l’umore del mio primo libro.